23 Maggio 2012

Fiordilatte emiliano….forza Emilia!

By Aria

Innanzitutto: sto bene, e assieme a me la mia famiglia.
Grazie davvero di cuore!

Le scosse continuano e continueranno, ora ci si rimbocca le maniche e soprattutto si pensa a chi è stato più sfortunato.

La frazione dove vivo è sovrastata dalla paura e ha avuto ingenti danni soprattutto per quanto riguarda la zona industriale, la gente dorme ancora nelle macchine, io questa notte ho osato “riposare” al piano terra, materassi sul pavimento, vicina alla porta…sempre in allerta e il cuore sotto costante stress.

 Il danno più grande, purtroppo, è che sono morte delle persone.

E’ stato difficile rimettersi ai fornelli, pensare alla mia cucina come ad un luogo rilassante e familiare quando tutta la casa è diventata un luogo ostile in cui non osiamofare le cose più banali…

eppure ieri nella tarda mattinata, dopo avere riposato qualche ora in macchina sotto una pioggia incessante, ho sentito il bisogno di trovare questo coraggio e soprattutto di provare a fare qualche cosa di “normale”, incoraggiata anche dal fatto che era Lunedi, e all’alba il nostro mondo cominciava giustamente a svegliarsi.

Avevo bisogno di ritrovare il piacere di fare le cose che più mi tranquillizzano ed appagano e quindi ho preparato il pranzo e ho scelto invece di pubblicare questo dolce,
 simbolo di Bologna, cuore dell’Emilia che tanto amo, e trionfo della dolcezza di cui abbiamo tanto bisogno.
La cottura lenta, i pochi gesti sicuri, il sapore semplice e genuino delle piccole cose…quelle vere…

ho scelto questa ricetta, che avevo in archivio, per dirmi che tutto, anche il mio piccolo blog, deve andare avanti con la speranza di riconquistare la nostra “quotidianità”, che anche se è frenetica e spesso ci si lamenta, però poi è preziosa e ci manca

Alla fine ho cucinato un piatto di pasta e una crostata con il lemon curd veloce, che ho portato alla mia vicina di casa, che non aveva la forza nemmeno di rientrare da due giorni, un piccolo gesto per darci conforto, a volte basta stare insieme in strada a chiaccherare, a farci venire un sorriso che in casa è dura trovare…

 per fortuna ci sono pasti caldi per chi è in queste condizioni e anche peggio, forniti dai volontari della Società Sportiva e della Sagra della frazione, non solo la mia.


Dopo la violentissima scossa delle 4.03 di Domenica sono uscita di casa pestando tutti i piatti e i bicchieri rotti per terra, mancava la luce e non potevo vedere, ma dentro di me sentivo che le cose materiali, anche quelle alle quali ho sempre pensato di tenere maggiormente, non erano poi così importanti…
in quel momento davvero non mi toccava vederle a terra.
Avevo i miei bimbi in braccio, mio marito seduto in macchina accanto a me,
la nostra casa era rimasta in piedi
avevo tutto quello che è la mia vita.
Il mio primo pensiero sono stati i miei nonni, mio fratello e la sua famiglia, la famiglia di mio marito ed Elisa, e appena le comunicazioni sono riprese e ho saputo che stavano bene mi sono sentita comunque una “fortunata”.
Tutto il resto si può ricostruire e ricomprare, con fatica, certo, 
ma la vita non te la dà più indietro nessuno.
Tanta amarezza per chi non è riuscito a salvarsi e ha lasciato il vuoto attorno a sè.

Tante volte ho visto queste immagini alla TV e ho creduto di capire, perchè mi sentivo solidale, ma distante da quel che sembra non possa toccarci.
Ma solo in questi giorni ho purtroppo fatto i conti con il terrore, la desolazione,
la completa inversione dei punti di vista che si impossessano di noi.
Queste emozioni non le comprendi fino in fondo se non le vivi.

Tornare in casa anche solo per andare al bagno è difficile: un orecchio sempre in ascolto e quel rumore sordo che mi sembra di sentire sempre…il cuore sobbalza ad ogni nonnulla, le gambe tremano ad ogni scossa, la gamba tesa sempre pronta a varcare la soglia…
poichè le scosse si susseguono impietose molto frequentemente.
Non capiamo più se è il terremoto, il tuono, o Gioele che gioca a palla, la lavatrice…tutto crea diffidenza.

 La prima sera abbiamo preferito cenare in macchina…entrando nella mia casa mi sentivo un’estranea impaurita dai mobili…e poi volevamo distrarre e divertire i bimbi facendogli pesare meno l’accaduto.

Ma spero che nonostante le scosse di assestamento con le quali per un pò dovremo convivere (anche stanotte svegliarsi in continuazione con la tachicardia è stato un patema) la normalità possa tornare a poco a poco.

Grazie a tutte le forze dell’ordine, i vigili, la protezione civile, i vigili del fuoco volontari e tutti coloro stanno lavorando ininterrottamente per questo…anche in Comune
e grazie a tutti voi che vi siete stretti attorno a noi, a me in particolare, offrendomi affetto, conforto, supporto, e anche aiuto materiale…

Stiamo bene, la mia casa non ha danni. Abbiamo solo tanta paura. 
Non me la sento di spostarmi perchè in questo paese ho la mia famiglia, mio fratello, i miei nonni, 
i miei amici, la mia gente, il mio lavoro, il mio passato, tutto…
 anche se di questo non ne avevo mai parlato prima e non cambia tanto il resto.
Starò qui se ne avrò la possibilità, affronterò con la mia gente che è forte questo tragico momento, 
ma apprezzo molto il vostro aiuto, e il coraggio che mi infondete,
la parvenza di normalità che mi date almeno in questo mondo virtuale, ma altrettanto vero.
  Forza, Emilia!!!

a tutti coloro che sono rimasti coinvolti dedico una delle mie canzoni preferite

Le Alpi, si sa, sono un muro di sasso, una diga confusa, fanno tabula rasa

di noi che qui sotto, lontano, più in basso, abbiamo la casa;

la casa ed i piedi in questa spianata di sole che strozza la gola alle rane,

di nebbia compatta, scabrosa, stirata che sembra di pane

ed una strada antica come l’ uomo marcata ai bordi dalla fantasie di un duomo

e fiumi, falsi avventurieri che trasformano i padani in marinai non veri…

Emilia sdraiata fra i campi e sui prati, lagune e piroghe delle terramare,

guerrieri del Nord dai capelli gessati, ne hai visti passare!

Emilia allungata fra l’ olmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante

e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante.

Lungo la strada fra una piazza e un duomo hai messo al mondo questa specie d’ uomo:

vero, aperto, finto, strano, chiuso, anarchico, verdiano… brutta razza, l’ emiliano!

Emilia sognante fra l’ oggi e il domani, di cibo, motori, di lusso e balere,

Emilia di facce, di grida, di mani, sarà un grande piacere

vedere in futuro da un mondo lontano quaggiù sulla terra una macchia di verde

e sentire il mio cuore che batte più piano e là dentro si perde…

passeggia un cane e abbaia al vento un uomo…

Ora ti saluto, è quasi sera, si fa tardi, si va a vivere o a dormire da Las Vegas a Piacenza,

fari per chilometri ti accecano testardi, ma io sento che hai pazienza, dovrai ancora sopportarci….

 

(Emilia – Francesco Guccini) 

 

Ingredienti

1 litro di latte intero fresco
250 g di zucchero semolato
 
4 tuorli e 2 uova intere
1 stecca di vaniglia

per il caramello

 

 7 cucchiai di zucchero

3 cucchiai di acqua

Preparate il caramello mettendo in una casseruola (io uso sempre la mia antiaderente Ballarini Salento, come vi ho spiegato anche qui, sul post del caramello morbido...), lo zucchero e l’acqua,e fate sciogliere il
tutto senza mai mescolare .Quando sarà sciolto e ambrato versate in
modo omogeneo  il caramello nello stampo per budino (per me Guardini)
In un’altra casseruola unite il latte, 200 gr di zucchero, la stecca di vaniglia incisa con un coltello e portate a ebollizione mescolando frequentemente fino a quando il composto si sarà ridotto di più della metà. Ci vorrà anche più di mezz’ora, il latte deve assumere un colore ambrato.
Lasciate raffreddare a temperatura ambiente e togliere la stecca di vaniglia.
Con le fruste montare appena le due uova con i 4 tuorli ed 50 gr di zucchero, unitevi il composto di latte e poi filtrate il tutto, così eliminerete la schiuma che altrimenti darà un brutto risultato estetico al fiordilatte, cosa che potrebbe accadere anche se l’acqua del bagnomaria bolle perchè la temperatura è troppo alta.
Fate cuocere a bagnomaria il vostro Fiordilatte a 140° per 3 ore .
Sfornate e lasciate raffreddare completamente prima a temperatura ambiente e poi in frigorifero, meglio se tutta la notte.
Sformare girando lo stampo solo prima di servire, se lìoperazione riesce difficile (dipende dallo stampo!) aiutatevi passando tra i bordi con la lama di un coltello