4 Marzo 2013

La torta di compleanno per il mio nonno Kenzer

By Aria
Purtoppo, involontariamente, ho cancellato il post e forse anche i commenti bellissimi che mi erano stati fatti.
Mi dipiace da matti.
Per fortuna avevo stampato questi fogli per darli, forse, a mio nonno.
Come dicevo stamattina, ho pensato a lungo a cosa avrei scritto in questo post, ma soprattutto ho pensato a lungo se pubblicarlo o meno. 
Credo che ognuno di noi abbia dentro sè mille storie, e ognuno è libero di decidere se tenerle dentro sè o farle venire alla luce.
Io ho deciso di mettere al mondo questa storia, ed è  stato doloroso e mi ha fatta piangere come un vero parto.
Ma come ogni madre ho cucito addosso alla mia storia un paio d’ali perchè potessero farla volare in alto andando incontro alla sua sorte.
Se non avete voglia di leggere una luuunga storia, saltate e andate alla ricetta 😉
Fare questa torta è infatti stato moooolto più facile che scriverne il post e, anche se non è bella come quella della quale mi ero innamorata, è la torta che volevo, esattamente per lui.
Il mio adorato nonno Kenzer.
Oggi mio nonno compie 80 anni e credo sia la prima volta che mi dico, dentro di me,
cosa vuoi che siano?
L’ho
sempre visto “vecchio”, in fondo, un pò per i suoi lineamenti un pò per
quel suo carattere austero, non certo autoritario, ma ligio alle regole,
tutte, e tutte imposte dagli altri.
Non posso dimenticare l’immagine di lui seduto sul divano difronte a me, quando scendevo le scale da piccola, e me lo ritrovavo davanti aprendo la porta.
Tra di noi c’era il tavolo della cucina, e io ero così piccola che quel tavolo mi impediva di vedere il suo volto, non le sue mani, strette tra loro, a volte in preghiera.
Io non sapevo che pregava, lui non ha mai ostentato questa sua fede senza confini, ma l’avevo intuito cogliendo tra le sue labbra qualche parola che io avevo conosciuto all’asilo dalle Suore, dove mi piaceva tanto andare e dove mi sentivo protetta sapendo che vi era una rete tra me e chi veniva sempre a trovarmi di nascosto, portandomi caramelle avvolte dalla carta azzurra.
Mi chiedevo spesso perchè pregasse mio nonno, e soprattutto per chi. Ora lo so.
Queste immagini seriose cozzano con un’altra sua immagine che mi è più cara, sempre legata alla mia infanzia: quella dei tanti giri sull’argine che abbiamo fatto a piedi, noi due soli, nelle sere d’estate e d’autunno, fino alla casa dove vi era il Pavone, che io volevo assolutamente vedere a coda aperta….poi  c’erano i cachi, o i fichi, come premio al ritorno, da cogliere direttamente dall’albero tornando per la strada che costeggiava la ferrovia.
Ora che scrivo mi vengono in mente anche altri momenti felici accanto a lui da bambina, come quando mi portava con sè al lavoro, e potevo giocare con la macchina da scrivere o con la carta copiativa, e fare anche timbri sui miei disegni,  e prima di tornare a casa c’era sempre una zolletta di zucchero nel cartone marrone a rallegrarmi…
O quando trascorrevamo insieme lunghi pomeriggi alla Scuola di Musica dove lui insegnava.
Mi ha insegnato a solfeggiare e suonacchiare il pianoforte e, anche se non sono mai diventata brava come invece il resto di tutti i suoi allievi, la musica mi è certamente entrata nel sangue.
Era bello sentirlo suonare tutti i santi giorni, mentre anche il canarino gorgheggiava: quella musica è stata la colonna sonora della mia infanzia e ogni volta che risento il suono di un clarino penso a mio nonno nella penombra, quasi lui sia l’unica persona in grado di suonare un clarino nel mondo.
Di tutta la mia Infanzia turbolenta, dove ogni personaggio aveva un ruolo e dove il suo era senz’altro positivo,  un solo momento non mi è stato chiaro fino a quando non sono diventata più grande: il giorno in cui l’ho visto con le braccia sbarrate a difendermi vietando a mio padre di passare mentre lui gridava che mi voleva vedere….Io non capivo quella sera perchè non lo facesse entrare ma ora apprezzo il suo coraggio e la sua grinta che, forse, non ho mai più visto nell’uomo che sempre accetta tutto pur di non entrare in contrasto con l‘altro.

Quando mia
madre, la sua unica e adoratissima figlia, è venuta a mancare a soli 27 anni,
io non ho mai pensato al suo dolore di padre, non l’ho davvero mai fatto fino a
quando sono diventata mamma, 5 anni fa.
Non l’ho mai fatto perchè ero troppo presa dal mio dolore di undicenne, a
fare i conti con un’adolescenza non facile, che sicuramente ha dato a mio nonno
dispiaceri e preoccupazioni inutili.
Di questo me
ne rammarico, è vero, ma guardandomi indietro e vedendo la ragazza distrutta e
delusa dalla vita che ero, posso solo sinceramente dire che quella rabbia non
era nei suoi confronti, anche se forse a volte può essegli sembrato il
contrario.

E so che questo non mi giustifica.
 

Non riuscivo a dormire la notte,
avevo paura. Lo chiamavo e lui si svegliava, restava ai piedi del mio letto, ci
restava per ore. 

Non ci dicevamo niente, ma in fondo so che mi capiva.
Non volevo andare a scuola, o meglio…volevo andarci ma senza prendere il
treno, l’autobus, senza incontrare le persone…e così lui mi portava,
svegliandosi prestissimo, accompagnandomi all’ingresso quando era ancora buio e
quasi nessuno era ancora arrivato.
Soffrivo di coliti insopportabili, che mi facevano desiderare la morte…e
lui pazientava con me ora davanti alle porte dei medici, cercando soluzioni per
quello che era semplicemente un male d’amore.
Non che lui e mia nonna non sapessero amarmi. Io non sapevo amare me
stessa, è diverso.
Ma ringrazio mio nonno per avermi dato ugualmente fiducia e libertà, per
avermi concesso di studiare in Inghilterra e in Irlanda, dove nessuno mi
conosceva, dove ci sentivamo al telefono una volta alla settimana, dove ero
lontanissima, è vero…ma nel cuore portavo comunque i valori che in qualche
modo mi aveva trasmesso,
quelli che inconsapevolmente mi hanno impedito di fare passi falsi.
Lo ringrazio per aver lasciato che io frequentassi il Dams, seguendo le mie
inclinazioni artistiche…Lo ringrazio per avermi comprato la chitarra
elettrica e pagato le mie lezioni di canto…perchè tutto questo mi ha fatto
bene, mi ha riempito la testa e il cuore di quel che mi ha fatto ritrovare me
stessa, placando i miei dolori fisici e morali, dandomi la serenità e la
lucidità di andare incontro alla mia nuova vita con il coraggio e la forza di
preservarla, di non distruggerla come avevo fatto fino a quel momento con quella
vecchia.
Desidero dire a mio nonno, che forse non leggerà mai queste righe (anche se
proprio qualche anno fa mi ha confessato di voler imparare ad usare il computer
e in qualche mese ha davvero imparato, internet compreso…) che in quegli anni
avevo una PAURA più grande di tutte le altre,
ed era quella che mi faceva impazzire.
Era la paura di perdere anche lui, anche mia nonna, anche
loro
,
che erano TUTTO quello che mi rimaneva.
 Avevo paura che tutti mi lasciassero sola.
Ed ero legittimata ad avere Paura,
dal momento che la vita mi aveva già portato via mio padre e poi mia madre.

Non riuscivo ad immaginarmelo nella mia Nuova vita felice,
 perchè temevo che questa vita sarebbe mai arrivata…..
Invece uno dei momenti più belli della mia vita è stato uscire dall’atelier
di abiti da sposa con lui, che ha voluto comperarmi l’abito e sorrideva
mentre lo faceva…così come è stato bello abbracciarlo dopo il 110 e lode della
mia laurea, ripagandolo così di tanti sacrifici….
è stato bello vederlo
commosso al mio matrimonio….è stato ancora più bello vederlo rinascere quando
sono nati i miei figli.
Mio nonno è stato ed è tuttora il loro babysitter ufficiale.
Gli ho affidato il piccolo Gioele di sole tre settimane portandoglielo alle
8 del mattino mentre andavo al lavoro. Lui me lo riportava alle 11 perchè io lo
potessi allattare e poi lo riportava a casa per cambiarlo, per fargli il bagno,
per addormentarlo….
per fare tutte quelle cose che mi ha confessato di non aver mai fatto, nemmeno
per sua figlia.
Era l’unico in grado di addormentare Anais di giorno…girando con quella
carrozzina sotto il sole, la pioggia, la neve…e non esagero.
Ancora oggi, a 80 anni, tutti i giorni è con loro e si fa saltare in
groppa, gioca con loro a Lupomangiafrutta, prepara loro il pranzo assecondando
tutti i loro desideri e se io non ci sono li addormenta cantando loro la ninna
nanna…Guarda con loro ore di Barbapapà e di Pimpa e…io non l’ho mai visto
sorridere tanto.
 Ricordo che un giorno, quando avevo 17 anni, mi disse che a lezione di
clarinetto, nella Scuola dove lui insegnava, era venuto un ragazzo bellissimo e
dai modi tanto gentili ed educati

Am piasris tant un ragazit acsì par ti- mi aveva detto in dialetto
(mi piacerebbe tanto un ragazzo così per te)
Io non ci avevo fatto troppo caso.
Ma quache anno dopo, quando facendo entrare Diego a casa mia,
in camera dovetti rispondere alla sua domanda “Cosa ci fa il Professore
a casa tua?
“, 
ho compreso che da lassù qualcuno mi aveva fatto uno
strano scherzetto 😉
Io quel ragazzo dai modi tanto gentili e cortesi l’ho sposato, e con lui è
nata la Mia Nuova Vita nella quale mio nonno è uno dei protagonisti principali
Quasi la mia mamma. La sua stessa dolcezza.
E ora che dovrà soffiare sulla torta 80 candeline, non l’ho mai visto così
giovane…e sento che, in fondo, di tutta quella rabbia sono riuscita forse in
qualche modo a scusarmi, e di tutto quell’affetto…in qualche modo a ricambiarlo.
So che mio nonno in Anais rivede sua figlia…e forse non ha tutti i torti
Quel carattere timido e docile tanto diverso dal mio…quel sorriso uguale
che io non ho mai avuto e che ho sempre invidiato…Anche Gioele assomiglia a
mia mamma…c’è una foto dove sono identici…e tutto questo mi riempie il
cuore di gioia pensando che, in fondo, ho restituito a mio nonno un pò di
serenità. Anche se non sarà mai abbastanza per placare il suo dolore di padre,
anche se non sarà mai abbastanza per ricambiare ciò che lui ha dato a me.
Ti voglio bene, nonno.
Sarai per sempre il miglior esempio che ho avuto nella Vita.

Buon compleanno, il mio augurio è che tu possa
trascorrere tanto tempo felice


 insieme ad Anais e Gioele, capendo che sei per loro quello che sei stato
per me.




Per te, che sei la persona più semplice e golosache io conosca, la torta più semplice e golosa che potessi fare,


INGREDIENTI

ricetta di Sabrine, Mowie Kay e Donna Hay 😉

per la torta:
farina bianca 00: 150 gr
zucchero semolato fine: 200 gr
cacao amaro: 40 gr
burro: 100 gr
uova: 2
latte: 125 ml
vanillina: 1 bustina (per me estartto di vaniglia)
lievito vanigliato: 2 cucchiaini

per la farcitura:
cioccolato fondente: 200 gr
mascarpone: 200 gr
panna da montare: 200 ml

Tirate fuori il burro e le uova dal frigo con un po’ di anticipo.
Accendete il forno a 170° e imburrate uno stampo rotondo da 20 cm di
diametro. (io vi consiglio uno da 22, da me è cresciuta molto, ho dovuto tagliare la cupoletta che mi è venuta al centro e le basi sono venute più basse…ma forse è stato un errore mio)

Mettete in una ciotola burro, zucchero e vanillina, e lavorate con le
fruste elettriche finché non vi appare una crema soffice: dateci sotto,
almeno 5-6 minuti, e raschiate spesso le pareti della ciotola con una
spatola (non spaventatevi se all’inizio vi ritroverete con degli
straccetti di burro che pare impazzito… riuscirete a domarlo).

Aggiungete le uova, una alla volta: non aggiungete il secondo finché il primo non si è perfettamente amalgamato al composto.

Mescolate in una ciotola a parte la farina, il cacao e il lievito:
setacciateli poco alla volta direttamente nella ciotola con il mix di
burro e zucchero, alternandoli al latte quando vedete che il composto si
ispessisce troppo (e comunque sappiate che è un composto molto più
denso di quello di una normale torta.

Rovesciatelo nello stampo, livellatelo con la spatola e infornate per 35-40 minuti.

Fate raffreddare la torta su una griglia prima di farcirla (potete anche
prepararla il giorno prima e conservarla avvolta nell’alluminio).

Montate la panna e il mascarpone (tranne un paio di cucchiai che vi
serviranno per la copertura di cioccolato), e utilizzate questa crema
per farcire la torta. Io ho usato la sac a poche e una bocchetta a stella chiusa per fare l’effetto che vedete in foto

Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, stemperateci i due cucchiai di
mascarpone che avevate tenuto da parte e rovesciatelo sulla torta.

Fate in fretta perchè il cioccolato tende a solidificare velocemente!!!!