Il pane dolce dello Shabbat…che vorrei se…
con lamponi e cioccolato, per me un connubio di sapori sublime e perfetto
che questa volta non ho potuto assaggiare ma del quale ho voluto rassaporare il profumo.
Come ripieno ho utilizzato una vaschetta di lamponi e gocce di cioccolato
Per la copertura semi di papavero
Metà impasto è quindi farcito con miele di castagno Rigoni d’Asiago e noci-
per la copertura semi di lino
Il pane dolce che farei se…potessi tornare indietro nel tempo è…una treccia di sapori, ricordi, colori, emozioni, destini che s’avvitano insieme e che hanno, come tutte le cose, un capo e una coda.
Ho fatto quindi un’altra metà impasto, dove invece di 250 gr di farina ne ho messi 220 gr, gli altri 30 gr sono di cacao amaro. Tutto il resto invariato.
La farcitura è Nocciolata Rigoni e Amarene Fabbri, la copertura semplice zucchero a velo e cacao.
(anche se il tempo mi ha aiutata non a capire, ma a credere che in qualche modo
il nostro distacco sia funzionale alla sua felicità, alla quale, nonostante tutto, tengo)
avrei fatto un pane speciale.
Nocciolata e amarena, si si. Ma al cacao. Perchè lei è golosa. Perchè lei si distingue.
Perchè lei preferirebbe essere fuori concorso e non omologarsi, io lo so.
Poi la cosa strana è che mi sono accorta di averlo fatto inconsciamente
ad intreccio chiuso, a cerchio senza mai fine…ogni fine un nuovo
inizio, si, insomma…delirio da febbre *______________*
tessuti e piatto Wald
ebraica è, anzitutto, cucina rituale: ogni ingrediente, ogni
procedimento, ogni piatto è il risultato di una Tradizione che, nel
corso dei secoli, si è suddivisa in più rivoli, ognuno dei quali, però,
mantiene ben fermo questo legame fra il cibo e la Legge, così come è
scritta nella Torah e in tutti i testi dell’Ebraismo: ed è attraverso
questo legame che se ne innescano altri, più alti, più fori, più
pregnanti, ora con Dio, che di questi precetti è l’Autore, ora con gli
altri Ebrei sparsi nel mondo, che attraverso il cibo esprimono
l’identità culturale di un popolo disperso, che rinnova nell’osservanza
quotidiana di prescrizioni alimentari quel Patto di alleanza che Jahwè
strinse col suo Popolo.
applica a tutto ciò che è “sacro” e che, nel caso dell’Ebraismo, si
carica di una valenza ulteriore, legata alla ritualità e alla festa: un
rito familiare, anzitutto, e un rito collettivo, nei giorni di festa,
nei quali il cibo espleta ancor di più la sua funzione di strumento di
appartenenza- ad un popolo, ad un progetto, ad una storia di salvezza.
Un mio caro amico, Claudio, ha scritto giorni fa sulla pagina facebook dedicata a noi “squassati” una storia da lui narrata innumerevoli volte durante le visite guidate
(paesino confinante con il mio, ora tristemente balzato alla croncaca per l’epicentro del Terremoto dell’ EMILIA),
il suo amato cimitero ebraico del 1600.
La storia dei Giusti è nella tradizione Ebraica. E questa tradizione
afferma che in ogni momento, nella storia dell’umanità, ci sono sempre
36 Giusti nel mondo.
Nessuno sa chi sono, nemmeno loro stessi. Essi
però, sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico, perché sono
nati Giusti e provano rimorso per le colpe commesse da altri.
Per amor loro Dio non distrugge il mondo.
Durante la Shoah perirono 6 milioni di ebrei, ne sarebbero morti molti
di più se non fosse stato per l’eroismo, e – attenzione, poiché questa
parola viene usata troppo spesso e a sproposito – per l’eroismo dicevamo di
migliaia di persone che hanno rischiato la loro vita, senza esitare,
per salvarne altre.
21000, pensate, 21000 eroi assoluti, di cui 400 italiani.
Nel 1953 lo stato d’Israele decise di onorarli fondando lo YAD VASCHEM, meglio conosciuto come: IL VIALE DEI GIUSTI.
Per ognuna di queste straordinarie persone è stato piantato un albero
di Carrubo, scelta non casuale visto che i suoi semi sono tutti di
identica dimensione, lungo il sentiero collinare che porta al museo
dell’Olocausto. Ai piedi di ogni albero la targa con il nome del Giusto
onorato, al quale veniva consegnata la famosa medaglia. Il nostro amico ne possiede
una copia, la copia della Medaglia di Arrigo Beccari, un sacerdote di
Nonantola che salvò da morte sicura 80 ragazzini destinati altrimenti ai
lager. Subì torture, percosse, rischiò la vita, ma non cedette, nemmeno
di un millimetro. Sulla medaglia sono raffigurate due mani che
afferrano un una fune irta di spine, e la trattengono con forza anche se
si feriscono. Non mollano.
ecco, io dedico questo pane a tutti coloro che non mollano.
Tutti. In particolare i calabresi, ai quali oggi mi sento così vicina.
Ecco, non voglio trarre conclusioni, ma solo pensare a quanto è meraviglioso un pane a forma di treccia, ricoperto da semini che simboleggiano la fertilità e l’abbondanza, e la gioia di gustare insieme qualcosa, finchè ce n’è, finchè dura….
perchè la vita è bella!
Il profumo??? In Internet non si sente…dovete assolutamente provarlo!
La ricetta originale nel post precedente, con altre 2 versioni tutte da scoprire, se ve le siete perse…
ma sì, dai, ve la riporto anche qui
per due trecce ripiene:
20 gr di lievito di birra
semi di sesamo e papavero
tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di
minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e
lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi
l’olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione.
Lavorare fino a che l’impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola,
lasciandola pulita.
tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e
larghe 15. Spargere su ognuna il ripieno preferito. Arrotolare tutte le strisce di impasto sigillando bene, in modo da
ottenere tre lungi “salsicciotti”.Unirli da un
capo e cominciare ad intrecciare.Ripetere l’operazione per la seconda
treccia. Adagiare le trecce su una placca da forno unta di olio.
Lasciare lievitare ancora due ore.
Sbattere il tuorlo
d’uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie;
spolverare
di semi di sesamo o papavero o granella, come nel mio caso. Infornare
in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti.
io non saprei quale scegliere…uno più buono dell'altro….ah si….e certo…con quel piccolo capo chef che ha diretto i lavori hai sfornato delle meraviglie!!!!
un bacio
ne hsai fatti per tutti i gusti bravissima.. anzi bravissimo al grande aiutante ^__* bellissimo..
baci da lia
mamma mia Aria ne hai sfornato per tutti i gusti!!!!! ma il tuo aiutante è un vero amore!!!!! un abbraccio!
Oooooooh ma quanto è bello il tuo aiutante?!?! ^_^ siete stati davvero bravi!!!…queste ricettine sono una meglio dell'altra!!!
Questo post è bellissimo tesoro. Vorrei dirti tante cose ma una sopra tutte: SEI GRANDE! Il tuo piccolo aiutante è da strapazzzare di coccole, è tenerissimo tutto infarinato :)) E i tuoi pani un capolavoro. Quello che ti auguro io adesso è che quella treccia cioccoalto e lamponi un giorno…vicino…tu la possa tornare a gustare sul serio con tutta la tua famiglia. Mi unisco al tuo pensiero per i calabresi, sono rimasta stordita ieri! Un abbraccio grande, buon fine settimana
La vita è bellissima e le tue parole sono un abbraccio caldo, come sempre. Sono pensieri stupendi, dolce Aria.. che estendo anche io alle povere persone colpite da terremoto. Il tuo cuore è proprio come il pane che hai creato.. che amo in tutte le sue varianti: lamponi e cioccolato, miele e noci.. perfino con cacao amaro! Sei unica tesoro.. proprio speciale. Un bacione a te e al tuo piccolo grande ometto: un amore vero. 🙂
Meraviglioso post, quello che hai scritto, le foto, il tuo piccolo aiutante, tutto e le varianti dei tuoi pani dolci sono una più stuzzicante dell'altra.
Un abbraccio e buona domenica
Sabrina&Luca
Uno splendido e davvero intenso post
Complimenti
Grazie per l'omaggio ai Calabresi
e grazie per tutta questa dolcezza …che tra il pane e l'immagine del tuo bimbo bellissimo…. mi abbraccia forte
Grazie davvero!!!!!!!!!!!
Ti sei proprio divertita! Cmq è vero forse è una delle cose più belle–> " cucinare per chi ami" , " sorprenderli, farli felici!" 🙂
Mamma mia uno più buono dell'altro! Certo che con un aiutante di quel calibro…tutto acquista un altro sapore 😉
Bacio e rimettiti, mi raccomando…
cucinare per chi si ama è bellissimo ,la tua ricetta è molto bella complimenti e buon fine settimana!!
meraviglioso il pane dolce…ma tuo figlio è il tuo vero spettacolo!!!
Sara
Carissima Aria, questi pani raccontano tanto di te, della bella persona che sei, della tua splendida famiglia, del tuo essere madre , della tua sensibilità e del tuo cuore.
Sono commossa e avrei voglia di darti un abbraccio, ben sapendo quanto possa essere faticoso riuscire a stare dietro a tanti impegni, anche solo virtuali, quando il nostro fisico decide di prendersi una pausa!
Buona domenica
loredana
ciao volevo salutarti e farti i complimenti per il blog e per la ricetta ci sono capitata per caso e m'è piaciuto! 🙂
Carissima i tuoi posto sono così ricchi di amore, cibo, passione, che mi incantano ogni volta. Tuo figlio è uno spettacolo. Buona domenica.
ciao! bellissime ricette complimenti! Le devo assolutamente provare a ricreare!
squisite queste ricette, una meglio dell'altra, proprio non saprei scegliere, un abbraccio SILVIA
Ciao! mamma ma son golosissime tutte queste tre versioni! il tuo aiutante ne sa qualcosa 😛
Noi saremmo per la prima, ma ammettiamo che anche la dolcezza della seconda con miele e noci non ci lascia indifferenti!
bacioni
cavoli ma sei ancora ammalata. Mi spiace!
Non ho mai sentito parlare prima di questo pane, ma la ricetta sembra davvero prestarsi alle tue varianti con facilità. Bravissima come sempre!
Vado un po' controcorrente e non mi soffermo sul contenuto specifico del tuo post. E non perchè non sia importante, anzi: ma perchè mai come questa volta mi colpisce l'aspetto così intimo e personale del tuo blog. Tu ti racconti, attraverso le ricette, e lo fai sempre col cuore. A maggior ragione in questa particolare sfida, che ha come protagonista una ricetta che tocca direttamente queste corde: e a me, più che commentare l'alveolatura o il ripieno, verrebbe voglia di venir lì da te e riempirti di coccole.
Che son cretina me lo dico da sola, ma stasera va così.
Un bacione enorme
ale
Che carino tuo figlio!