30 Gennaio 2016

Lasagne cupcake con ragù, funghi e besciamella

By Aria

Sono abitudinaria, sono profondamente convinta che non mi piacciano i cambiamenti e che mi destabilizzino violentemente, ma se mi guardo indietro scopro che in realtà ho sempre avuto molto coraggio e non ho mai provato niente più di una velata nostalgia 
quando ho sbattuto le ali per volare un pò più in alto, per scelta o costrizione.
C’è una cosa che amo molto, ed è pensare alle strade che ho percorso.
La strada per andare a scuola, ad esempio. O quella per andare al lavoro.
Quando andavo alle elementari condividevo il viaggio con il mio vicino Enrico.
Andavamo a scuola a piedi, soli, bambini….oggi quasi impensabile.
Una volta ero sola ed ero pure in ritardo, ho attraversato di corsa senza guardare e sono stata investita.
Quando andavo al liceo mi svegliavo prestissimo, poco dopo le sei del mattino, quando fuori faceva buio pesto e gli Inverni mi sembravano più rigidi di adesso, e al mattino al risveglio c’era la galaverna.
Andavo a piedi fino in stazione, poi prendevo il treno,
e infine la bicicletta fino all’arrivo alla mia scuola.
 Le stesse tappe, per 5 interminabili anni, le stesse abitudini che amavo ed odiavo al contempo.
 Poi una vacanza al mare, la mia amica che mi raggiunge in spiaggia e dalla riva mi comunica il voto dell’esame di maturità con le mani e la consapevolezza immediata che, puff, seduta sul muretto del Liceo con il mio Diario in mano non ci sarei mai più stata.
Anche per andare all’Università prendevo il treno. E in treno studiavo, scrivevo il Diario, conoscevo persone parlando con loro. Poi il tragitto a piedi per Viale Irnerio, o fino a Via Barberia, e le soste al solito bar, il bignè al cioccolato preferito tra tutti e la mensa scolastica.
 La libreria al pomeriggio, il mercatino il Venerdi e il Sabato, lo studentato dove alloggiava il ragazzo che mi piaceva allora.
Tanto freddo, tanto caldo, tanta strada a piedi, tanta paura a volte, tanta solitudine, amabile e vischiosa al contempo. Il profumo delle aule, il cappuccino più amato del mondo, 
gli spettacoli di teatro la sera.
Poi una corona d’alloro sul mio capo e puff, le camminate per Bologna sono diventate un lusso da concedermi molto raramente, per strade differenti, e con un altro passo.
Il mio primo lavoro è stato in un paese non troppo distante da casa. Ci andavo in macchina e nel tragitto pensavo a come volevo arredare la mia futura abitazione allora in costruzione.
Partivo con calma e rivedevo ogni giorno lo stesso film mentale…aprivo la porta e pensavo all’attaccapanni, poi al punto in cui avrei messo l’orchidea (dove tuttora è) e così via fino ad arrivare a tutte le stanze arredate a mio gusto, e giungere al parcheggio.
Poi la breve camminata lungo il viale pieno di negozi, e infine l’ufficio, la pausa pranzo con l’insalatone e il pane caldo e un giorno una telefonata improvvisa, e puff , si cambia direzione.
Non rivedi più quello che è stato il collega con cui pranzavi ogni giorno e con cui stavi otto ore di fila….
E così è la vita: un succedersi di volti, luoghi, consuetudini….strade e scale che si prendono tutti i giorni e che da un momento all’altro diventano ricordi lontani, 
sospesi nel passato, ovattati nei contorni e negli odori. A volte persino imbarazzanti da rivedere.
In questo momento della vita faccio ogni giorno una strada di campagna. 
Vedo aironi al bordo della strada e gazze ladre sui fili della luce.
Quest’inverno ho “adottato” sentimentalmente un falchetto.
Stava sempre vicino alla sua mamma, bellissima e fiera, da quest’autunno.
Ma una mattina, passando in automobile
ho visto le sue piume sulla strada…e lui da solo, proprio sul palo difronte.
– Dovrà affrontare l’Inverno da solo – ha sentenziato mio marito quando gliel’ho raccontato a cena.
– Eh, si – ho pensato io, rivedendo il film del mio passato. –
Ogni mattina guardo in alto e spero di incontrarlo.
Si è fatto grande, un bellissimo falchetto.
Un giorno volerà via da qualche parte, o io cambierò strada, e non ci vedremo più.
Ma che bello esserci stati, in quel preciso momento e luogo, averlo vissuti a fondo, senza avere poi timore di cambiare quando il futuro ci chiama.

Ed ora una ricetta a tema..un piatto della tradizione: le lasagne appunto, che mia nonna faceva praticamente ogni Domenica e che quasi non riuscivo più a mangiare dal gran che ne ero satura.
Questa versione, nata in America e vista su molti siti stranieri, porta in tavola una versione più easy e più elegante della classica lasagna, senza toglierne il gusto.
In questa versione, quasi monoporzione, tutto diviene più semplice e ci si sente meno in colpa…anche se nulla vieta di fare il bis e anche il tris, e non solo…perchè uno tira l’altro.
Versateli, veloci, stuzzicanti, queste lasagne cupcakes possono essere presentate come entrèè, come antipasto, o come piatto in numero più consistente.
Posso essere farcite a piacere e soprattutto uniscono la croccantezza della sfoglia alla scioglievolezza vellutata della besciamella.
Passato e presente assieme, come due fiori nel ciclo continuo della vita.
  
Ingredienti per 12 lasagne cupcakes

lasagne (io ne ho usata mezza confezione)
200 g di ragù
funghi cotti in padella
250 g di besciamella
parmigiano reggiano

Procedimento

Ho scottato le sfoglie in acqua bollente leggermente salata e le ho scolate stendendole su un canovaccio pulito.

Ho preso uno stampo per cupcakes in silicone Pavonidea e ho ritagliato le sfoglie in quadrati per poi adagiarle sui fondi dello stampo, lasciando di proposito che sbordassero fuori gli angoli.

 

Ho farcito con ragù o funghi, poi un quadrettino di pasta, besciamella, ragù o funghi, pasta, un cucchiaino di besciamella e infine parmigiano grattugiato

.

Ho infornato a 200° fino a doratura.
Servire caldissime.

Il passato, ce lo portiamo dentro, per tutte le volte che ci potrà servire.